Il QR Code discrimina i bambini? Sembra proprio di sì: ecco cosa fare per difenderli e impedire che accada.
In genere il QR Code è un codice che serve a memorizzare delle informazioni chiave. Possono essere lette da un lettore ottico o da un dispositivo elettronico, come uno smartphone ad esempio. Al giorno d’oggi è molto utile per l’ottenimento di informazioni in maniera rapida e diretta.
Viene anche usato quando si tratta serve verificare verbali di invalidità e handicap. Sono stati introdotti tre anni fa per semplificare la vita delle persone fragili, quindi durante il periodo della pandemia da Covid-19. All’epoca funzionava perfettamente ed era un sistema più che efficace. Ma le persone che hanno il compito di usare questa documentazione digitale devono essere all’altezza.
Una donna che si trovava alla seggiovia per il Baranci a San Candido, in Alta Val Pusteria (Trentino), è diventata protagonista di un fatto incredibile. Doveva esibire il Codice QR rilasciato dall’INPS per attestare lo stato di invalidità o handicap di suo figlio, un bambino. È una cosa che fa da sempre ed è del tutto normale, per cui non ci trovava niente di strano. Doveva salire sulla seggiovia con un bambino disabile e con una patologia evidente. Il problema è che gli addetti non erano preparati.
QR Code discriminatorio, l’evento che ha fatto infuriare una madre: non ci poteva credere
Inizialmente l’operatore non riusciva a leggerlo, quindi la madre gli ha mostrato il QR Code direttamente dallo smartphone. In seguito l’operatore le ha detto che era necessario un documento cartaceo, nonostante non ce ne fosse bisogno. Poi, per fortuna, l’operatore è riuscito a leggere il QR Code e ad accertare lo stato di invalidità del bambino. Una incomprensione può esserci, di conseguenza la madre non ha fatto troppe storie.
Il problema vero si è presentato al ritorno, quando una ragazza (un’altra operatrice) non ha saputo riconoscere lo stato di invalidità del bambino dal QR Code. A quel punto la madre le ha spiegato che nei minori si parla di handicap in condizione di gravità, e non di invalidità al 100%. Consultandosi con una collega, l’operatrice ha compreso l’errore e ha dato il via libera alla madre e a suo figlio. Comunque la donna è rimasta esterrefatta da quanto accaduto.
Per evitare che questo errore possa ripetersi, ha lanciato un appello per chiedere alle persone di informarsi sui diritti che riguardano i disabili. Un atto dovuto per garantire anche a loro una vita normale, senza dover affrontare problemi e difficoltà continue nell’usufruire di diritti più che legittimi.