Libertà di stampa, la fortuna di averla e la paura di perderla. In Italia, da questo punto di vista, non siamo certo messi molto bene, ma in tante parti del mondo la situazione è assolutamente drammatica.
È un termometro che segna il livello di libertà in uno Stato. Perché la libertà di stampa rappresenta un diritto insopprimibile. Per i giornalisti, e per tutti coloro che lavorano nell’ambito dell’informazione e della comunicazione, è il diritto di informare liberamente, senza timore di essere censurati, mentre per i cittadini è il diritto di essere informati attingendo le notizie da una pluralità di fonti, che permettano sani e civili confronti. Ma non è sempre così, soltanto in pochissimi luoghi del mondo è così.
Da quanto ci viene descritto dall’edizione 2023 del World Press Freedom Index, che ogni anno traccia un quadro della situazione riguardante le condizioni per esercitare la professione di giornalista in 180 paesi nel mondo e pubblicata nella Giornata mondiale della libertà di stampa, la situazione si può senz’altro definire preoccupante. Numeri che devono far riflettere. Si pensi soltanto che “l’85% delle persone vive in paesi in cui la libertà dei media è diminuita negli ultimi cinque anni“, si legge.
E in una tale angosciosa situazione, l’Italia non può certo sorridere.
Libertà di stampa: duro colpo per l’Italia, cos’è successo
Nel corso degli ultimi decenni il giornalismo ha visto sempre più aumentare i suoi “nemici”. La disinformazione, accompagnata dal fenomeno delle fake news, ha finito per minare ulteriormente la credibilità della vera informazione, che ha sempre più difficoltà a mostrarsi credibile agli occhi dei cittadini.
Quello che viene evidenziato dal rapporto del World Press Freedom Index è un consistente, e preoccupatene, calo della libertà dei media, con addirittura 31 paesi che vengono giudicati in una situazione molto grave. Se poi a questo si aggiunge che in altri 42 paesi la situazione è stimata come difficile ed è invece valutata come problematica in altri 55 paesi, ci si può rendere conto di quanto grave sia la situazione a livello globale. Coloro che possono sorridere, o abbozzare un sorriso, vivono nei 52 paesi in cui la situazione è valutata come buona o abbastanza buona.
Tra i paesi virtuosi al primo posto vi è ancora la Norvegia, al secondo l’Irlanda, mentre l’ipotetico podio è chiuso dalla Danimarca. Gli ultimi tre posti sono occupati da Vietnam, Cina e Corea del Nord, che chiude al 180esimo e ultimo posto. L’Italia occupa la 41esima posizione e all’analisi stilata dagli esperti si evince come da noi i giornalisti siano liberi. La criminalità organizzata e i gruppi estremisti rappresentano, però, una minaccia reale alla libera professione che spinge, talvolta, i giornalisti ad autocensurarsi proprio per non cadere vittime di eventuali ritorsioni.