Un’équipe di ricercatori ha indagato le conseguenze della depressione, dell’ansia e del disturbo bipolare a livello di invecchiamento biologico: ecco cosa ha scoperto.
Che la depressione e l’ansia siano un tarlo capace di minare il nostro benessere alle fondamenta non è una novità. Un aspetto finora poco considerato, invece, riguarda le conseguenze sull’invecchiamento biologico. Julian Mutz e Cathryn Lewis, entrambi ricercatori del King’s College di Londra hanno provato a colmare questa lacuna. E le conclusioni a cui sono giunti sono molto preoccupanti, anche se non manca uno spiraglio di speranza.
La nuova ricerca, presentata questo fine settimana al Congresso europeo di psichiatria a Parigi, mostra che i soggetti con problemi di salute mentale di lunga data come depressione, ansia e disturbo bipolare sono biologicamente più vecchi della loro età cronologica effettiva. Gli scienziati hanno esaminato i metaboliti del sangue – piccole molecole prodotte durante il processo del metabolismo come lipidi, colesterolo e aminoacidi – di oltre 110.000 residenti nel Regno Unito. E hanno scoperto che quelli affetti da malattie mentali avevano un “profilo metabolita” che indicava che erano più vecchi di quanto non fossero in realtà.
Le ripercussioni a lungo termine di ansia e depressione
“Le persone con disturbo bipolare avevano marcatori del sangue che indicavano che erano circa due anni più vecchi della loro età cronologica”, spiega Mutz. I risultati completano precedenti ricerche da cui è emerso che i soggetti con problemi di salute mentale tendono a vivere di meno e ad ammalarsi di più (dal diabete alle malattie cardiache). In uno studio del 2002, in particolare, Mutz ha scoperto che ansia, depressione e disturbo bipolare sono associate a maggiori probabilità di condizioni fragili dal punto di vista medico, e dunque a una più elevata mortalità.
Le persone con gravi condizioni di salute mentale possono addirittura morire fino a due decenni prima a causa di “condizioni fisiche prevenibili”, secondo l’Organizzazione Mondiale della Sanità. Ecco allora che è opportuno che i medici di traccino i profili metabolici dei pazienti con disturbi mentali e utilizzino i cambiamenti in tali profili per valutare l’efficacia degli interventi sanitari. Fortunatamente, ci sono misure che i pazienti possono adottare per rallentare il loro invecchiamento biologico, ha spiegato Mutz a Fortune. I fattori che contribuiscono a un invecchiamento biologico più rapido nelle persone con malattie mentali comprendono l’inattività fisica, le reazioni eccessive, l’isolamento sociale e la solitudine.
“Quei fattori sono noti per avere un impatto negativo sulla salute e affrontarli sarebbe utile”, dice l’esperto. Come? Per rallentare il loro invecchiamento biologico è sicuramente utile praticare più attività fisica, magari con un regolare allenamento di forza e resistenza, smettere di fumare, formare e mantenere relazioni positive. È probabile che tali cambiamenti nello stile di vita possano anche migliorare la stessa salute mentale. Tuttavia, “saranno difficili da raggiungere per chi è gravemente malato”, aggiunge. In conclusione, “Qualsiasi strategia, a livello di trattamenti psicologici, farmacologici o di altro tipo, dovrebbe sempre essere concordata con il proprio medico”.