I nostri antenati mangiavano cibi e alimenti che oggi riteniamo disgustosi: siete pronti a scoprirli? Si tratta di una lista per stomaci forti.
Non c’è periodo migliore per ripercorrere le abitudini alimentari del passato di quello attuale. Da qualche tempo a questa parte, infatti, si parla spesso dell’introduzione degli insetti nella nostra dieta quotidiana. Si pensa infatti che proprio grazie all’utilizzo di insetti si possa sopperire al fabbisogno mondiale, ridurre l’inquinamento derivante dall’industria alimentare e sopperire anche ai periodi di magra nei raccolti. Un esempio è la farina di grilli, recentemente entrata a far parte delle possibili scelte al supermercato e elemento di discussione tra i favorevoli e i contrari a questa direzione alimentare.
C’è chi pensa che mangiare insetti sia una tradizione derivante dall’Asia o dall’Africa ed in parte, considerando le abitudini alimentari odierne, è così. Tuttavia siamo sicuri che i nostri antenati fossero così contrari a mangiare insetti come lo siamo oggi noi? Beh, sappiate che gli antichi Romani erano soliti mangiare insetti ed in particolar modo il Cossus, una larva dotata di corazza che veniva servita all’interno di piatti dalla preparazione e dal sapore delicato. Anche tra gli antichi greci c’era l’abitudine di mangiare insetti, pensate che il grande Aristotele andava ghiotto di cicale.
Probabilmente ad influire sulle nostre abitudini alimentari è stato un misto di cultura religiosa e timore immotivato. Lo scoppio delle pandemie di peste potrebbe aver convinto le popolazioni occidentali che anche il consumo di insetti e larve potesse essere causa delle pandemie. Basti pensare che già nel medioevo, chiunque soffrisse di fame preferiva mutilarsi e mangiare uno dei suoi arti piuttosto che consumare insetti.
I cibi di cui i nostri antenati andavano ghiotti: la lista potrebbe disgustare molti
Tra le abitudini alimentari dell’Antica Roma che oggi potrebbero disgustare gli italiani vi è sicuramente il Garum, una salsa di pesce di cui gli antichi romani andavano letteralmente ghiotti. Questa veniva preparata facendo fermentare le interiora dei pesci al sole, quindi la poltiglia ottenuta veniva rimestata battuta e rivoltata. Una volta messa in acqua e cotta, la salsa veniva pescata con un mestolo forato o una cesta di vimini e chiusa in un’anfora. Nel caso in cui il sapore fosse guasto, i cuochi dell’epoca l’affumicavano con alloro e cipresso, se risultava troppo acida invece veniva aggiunto del miele. Pensate sia disgustoso? Eppure il procedimento non è troppo dissimile dalla colatura di alici che oggi è considerata una vera e propria delizia dagli amanti del pesce.
Tra le abitudini che abbiamo perso con il tempo c’è anche quella di consumare praticamente ogni specie di volatile esistente. Nell’Antica Roma andavano ghiotti di Fenicotteri e Gru che venivano bolliti con tutte le piume per non perderne il sapore. Nel medioevo a questi due pennuti sono stati aggiunti cigni, cicogne, gabbiani, cormorani e persino rondini. All’epoca mangiavano più pesci e volatili che carne rossa, ma a Roma il secondo di carne preferito era sicuramente il Ghiro. Si dice che la sua carne fosse delicata e tenera e la tradizione di mangiarlo è durata sino al secondo dopoguerra, oggi però uccidere i ghiri è vietato.
La lista potrebbe essere infinita ripercorrendo le varie epoche storiche e aggiungendo alle tradizioni italiche anche quelle delle altre popolazioni europee. Questo breve excursus, però, basta a dimostrare che ciò che mangiamo e ciò che troviamo disgusoso e inconcepibile da mangiare è solo legato a fattori culturali. Vi basti pensare che negli USA mangiare la carne di cavallo è qualocosa di assolutamente impensabile, al pari di ciò che proviamo noi all’idea di mangiare cani e gatti. Ciò ci dimostra che probabilmente dovremmo essere più aperti alle novità e alle culture gastronimiche altrui, poiché potremmo scoprire pietanze deliziose.