La maggioranza di Giorgia Meloni punta molto sulla creazione di una identità nazionale. Ecco il provvedimento su cui si sta discutendo moltissimo
Qualcuno ci sta scherzando su. Ma c’è ben poco da scherzare, perché la multa può essere davvero di quelle che rovinano per sempre la vita di una persona. Ma il Governo presieduto da Giorgia Meloni tira dritto. L’obiettivo è quello di rilanciare l’uso della lingua italiana. E, allora, ecco la norma che punisce chi utilizza l’inglese.
Un tempo la chiamavano autarchia linguistica. La propugnò, ormai circa un secolo fa, il Fascismo di Benito Mussolini. Incontrando, peraltro, il favore di intellettuali di sicuro valore come Gabriele D’Annunzio e Giovanni Gentile. Proprio al vate, per esempio, si deve l’introduzione della parola “tramezzino” in luogo di “sandwich”.
Ora il Governo di centrodestra presieduto da Giorgia Meloni sembra volersi muovere in una direzione assai simile. Come sappiamo, fin dall’insediamento, la maggioranza sta cercando di ricostruire una cultura nazionale. Prova ne sia, solo per fare un esempio, l’istituzione del Ministero sulla sovranità alimentare. E, da qui, le dure battaglie contro, per esempio, la farina di grillo o l’avvertenza sulla nocività sulle bottiglie di vino.
Insomma, Giorgia Meloni e i suoi vogliono creare (o, meglio, ricreare) una cultura di destra, dopo anni di presunta egemonia culturale della sinistra. E, allora, il provvedimento di cui vi parliamo oggi sembra correre proprio in questa direzione.
Multe salatissime per chi usa l’inglese
Non si tratta di chiacchiere da bar o di dibattito politico. Ma di una proposta di legge, già depositata da alcuni mesi. Primo firmatario, il deputato di Fratelli d’Italia, Fabio Rampelli, che è uno degli esponenti più importanti del partito del presidente del Consiglio dei Ministri. Con questa proposta di legge, di fatto, si vuole rendere obbligatoria la lingua italiana.
Ma come farlo? Con l’educazione e la cultura, senza dubbio. Il Governo vuole creare una identità italiana. Ma, come spesso accade con i governi conservatori, si vuole ottenere l’obiettivo anche con divieti e sanzioni. Il testo presentato lo scorso 23 dicembre da Rampelli consta di 8 articoli, con le “disposizioni per la tutela e la promozione della lingua italiana”.
Così, dunque, si renderebbero fuori legge parole entrate ormai nell’uso comune. Tanto nell’ambito lavorativo, quanto in quello personale e sentimentale o sportivo. Pensate che su 800.000 parole comprese nel dizionario Treccani, ben 9000 sono straniere. Soprattutto provenienti dalle lingue anglofone. Come duro, durissimo, deterrente all’uso dei termini stranieri, la proposta di legge di Rampelli prevede delle multe pesantissime: i trasgressori rischiano multe anche molto salate, che vanno dai 5.000 ai 100.000 euro. La multa, va detto, non andrebbe a toccare i cittadini, ma gli esponenti della pubblica amministrazione che usano parole straniere negli atti ufficiali.