Tra i più famosi sostituti dello zucchero semolato troviamo appunto l’eritritolo: analizziamo insieme la sua composizione.
Nel corso dell’ultimo decennio abbiamo assistito alla diffusione repentina della cultura del benessere, occasione grazie alla quale i nutrizionisti hanno potuto rivendicare finalmente l’importanza dell’alimentazione. I social network hanno contribuito alla condivisione di informazioni su larga scala, comportando inevitabilmente alla demonizzazione di una determinata categoria di ingredienti. Ecco dunque che le aziende alimentari si sono viste costrette a modificare i propri prodotti nel rispetto della domanda espressa dalla clientela. Niente più zucchero, glutine, coloranti chimici ed artificiali – gli scaffali dei supermercati si sono riempiti di linee alimentari volte a soddisfare gli appassionati del fitness e del peso forma.
Lo zucchero bianco semolato è stato così sostituito da una serie di dolcificanti naturali. Oltre al miele, troviamo ad esempio la stevia, lo zucchero di cocco, il malto, l’eritritolo e tanti altri. Conseguentemente, abbiamo assistito ad un vero e proprio abuso di queste componenti, nella convinzione che il corpo riesca a smaltirli completamente (contrariamente a quanto accadeva per lo zucchero classico). Occorre dunque chiarire nello specifico quali siano gli effetti a lungo termine dell’utilizzo dei dolcificanti naturali. Ricordiamo infatti che si tratta di prodotti che incidono sui valori del sangue e soprattutto sul sistema cardiovascolare.
Eritritolo, è davvero migliore dello zucchero? L’opinione degli esperti
Quando facciamo riferimento all’eritritolo, parliamo in sostanza di un estratto industriale ricavato da alcuni alimenti vegetali quali mais e frutta. Viene classificato come polialcol ed è stato approvato dalla Commissione Europea nel 2006. Tra le componenti che hanno convinto i membri della CE ad approvare la diffusione, troviamo sicuramente il minimo apporto calorico (0,2 Kcal per grammo) e soprattutto il bassissimo indice glicemico ed insulinemico. Questo significa che – non solo non fa ingrassare – ma non incide minimamente sui valori del sangue, sfavorendo quindi l’insorgenza del diabete. Non ha gusto, contrariamente alla stevia che invece risulta leggermente amara.
E’ da sottolineare inoltre, che la composizione dell’eritritolo gli impedisce di accumularsi sul lume intestinale, ridimensionando dunque il rischio di problemi gastrointestinali, diarrea, dolori addominali ed eventuali patologie renali. Sembra dunque il prodotto perfetto, non è così? Ebbene, anche l’eritritolo contempla delle controindicazioni. La cardiologa Stefania Paolillo ha chiarito la sua posizione in merito: “L’Organizzazione Mondiale della Sanità raccomanda di non superare una quantità di zuccheri semplici pari al 10% dell’introito calorico giornaliero” – ed ha dunque sottolineato che occorre limitare “il consumo non solo di zucchero, ma anche di qualunque dolcificante”.
La preoccupazione della professoressa nasce da un recente studio che avrebbe notato un’effettiva associazione tra livelli di eritritolo nel sangue e aumento dei rischi cardiovascolari quali infarto ed ictus. Al contempo, la dottoressa ha voluto chiarire che i dati raccolti derivano dall’analisi di soggetti precedentemente malati ed affetti da patologie coronariche, ipertensione e simili. Non può dunque essere associato alla popolazione sana. “Questo studio rappresenta comunque un buon punto di partenza per effettuare ulteriori studi randomizzati di follow up per capire quale sia il profilo di sicurezza a lungo termine di questi prodotti” – al momento infatti non si conoscono gli effetti dei dolcificanti sul corpo in relazione ad un periodo di tempo elevato.