Vicenda incredibile quella che è avvenuta in Trentino. Dopo il sequestro del cellulare a suo figlio, un padre ha avuto una reazione scellerata
Sono ormai alla portata di tutti, i cellulari. Se fino a qualche anno fa erano un tipico regalo della cresima, che avviene per i cristiani cattolici intorno ai 12 anni, oggi già alle elementari i bambini ne possiedono uno. Gli insegnanti si trovano quindi a dover gestire anche questo aspetto della vita scolastica: in Trentino a un bambino ne è stato ritirato uno, ecco la reazione di suo padre.
Sebbene a casa propria ogni genitore faccia le sue regole, quando sono in compagnia i bambini e i ragazzi possono supplire alle loro “mancanze” imparando ad usare i dispositivi degli amici che già li possiedono e, in questo modo, accedere a spazi virtuali che altrimenti non avrebbero ancora conosciuto. Proprio all’interno delle mura scolastiche, in Trentino Alto Adige, una docente ha ritirato il cellulare di un alunno di undici anni, scatenando nel padre una reazione mai vista.
Ritirano il cellulare al figlio, lui li denuncia
Il fatto è accaduto in un istituto del Trentino Alto Adige, nel corso della lezione di religione. Un alunno di 11 anni, con il dispositivo vicino a sé, ha subito il ritiro del cellulare dopo che questo è squillato in classe. Una volta saputo del fattaccio, il padre non se l’è presa con il ragazzo ma con la scuola e con l’insegnante, definendo illegittimo il gesto del sequestro di un bene di suo figlio.
Secondo il padre, infatti, avrebbe meritato una nota disciplinare o un richiamo, ma non il sequestro. Dopo un incontro con la preside, il padre del ragazzino non si è affatto calmato: “La scuola può proibire l’uso del cellulare ma non esercitare poteri coercitivi di perquisizione al fine di verificare il rispetto del regolamento” ha dichiarato.
Secondo una circolare ministeriale del 2007, la numero 30, non è assolutamente consentito l’uso del cellulare in classe ma, al tempo stesso, non viene indicato il modo con cui gli insegnanti possono intervenire per imporre questo divieto. Se il padre si è quindi espresso in modo chiaro contro l’operazione condotta dall’insegnante del figlio, la scuola non ha rilasciato alcuna dichiarazione: nel frattempo, l’uomo si è affidato a uno studio legale per procedere nei confronti del docente e della dirigente.