La frenesia della quotidianità rischia di farci ammalare in modo serio e potenzialmente compromettente. È l’epoca della grande stanchezza, a cui ci si è purtroppo abituati.
Il dato più sconcertante è che ormai siamo abituati a un’apatia cronica, ad un senso di vuoto generato dal vivere in modo meccanico e senza grandi slanci, quelli interiori. Il capitalismo ha trionfato imperante per decenni, ed ora ci ha servito il conto, siamo tutti più stanchi, privati dell’energia vitale che è solo al servizio della produttività a tutti i costi.
Le giornate sono scandite dagli impegni, alcuni dei quali si farebbe a meno di assolvere. Questa tragica situazione si riverbera sulla salute mentale, con il risultato che sono in aumento fenomeni depressivi, ansiosi sino a vere e proprie manifestazioni di malattie gravi. Ma come arginare il problema?
Anche i più giovani risentono fortemente di questa situazione, basta constatare quanto preferiscano rifugiarsi nel virtuale piuttosto che vivere a pieno la realtà, fatta di incontri faccia a faccia, di giochi in cui il contatto fisico padroneggia. I dati sono scoraggianti, e se anche le nuove generazioni si stanno arrendendo, significa che siamo a un passo dalle fine?
La grande stanchezza rischia di farci ammalare
Le società occidentali vivono perennemente in uno stato di rabbia, ansia e stress. E’ quanto emerso da una recente ricerca, infatti gli studi hanno confermato che coloro che vivono in uno stato di cattivo umore perenne hanno maggiori possibilità di sviluppare malattie cardiache, o patologie di altra natura altrettanto gravi. Questo sta a significare che se non agiamo, il malessere potrebbe condurci verso l’estinzione.
Come dunque si è corsi ai ripari per salvaguardare l’energia, si dovrebbero studiare strategie per risparmiare quelle fisiche e mentali impiegandole in attività che stimolino la produzione di sostanza benefiche. Stando a quanto si apprende dalla ricerca, uno dei potenziali problemi che attanaglieranno da qui a breve l’umanità è la cosiddetta “Grande Stanchezza”, un senso di smarrimento, di apatia di poca fiducia nel futuro.
Sono soprattutto le persone più giovani che hanno il potere di rivoluzionare il meccanismo, di fatto sono loro che hanno sposato tra le altre cose, la causa ambientalista. Sono scesi in piazza, hanno cercato di ottenere delle risposte concrete da chi di dovere per salvare il Pianeta, ma allo stesso modo devono rivendicare i giusti tempi e gli strumenti adatti per prendersi cura della propria interiorità. L’energia personale andrebbe coltivata, tutelata e poi messa al servizio della comunità, solo così, l’umanità ha ancora una speranza.