Sulla Manovra di Bilancio è stata inserita la riduzione dell’Iva per molti prodotti di prima necessità e per l’infanzia: quanto costeranno.
Nel presentare la Manovra di Bilancio per il prossimo anno, il Premier Giorgia Meloni ha parlato di una legge coraggiosa, poiché basata su scelte politiche e volta a fornire aiuti sia alla classe più povera del Paese che al ceto medio. Con queste parole la leader del governo ha voluto smentire e zittire chi l’ha accusata di aver attuato una politica a favore della parte più ricca della popolazione. Tra le misure che sono state approvate e che in teoria dovrebbero aiutare la popolazione a sopravvivere all’inflazione, c’è il taglio dell’Iva sui prodotti come assorbenti, pannolini, biberon e omogeneizzati.
Il premier aveva annunciato anche il taglio dell’Iva sui prodotti alimentari di prima necessità come pane, pasta e latte, ma la misura non è stata inserita nella manovra perché non sono stati trovati i fondi necessari per attuarla. In questo caso il taglio era atteso da molte famiglie, visto che l’inflazione sui prezzi di questi prodotti al momento si aggira intorno al 12%. Il prezzo di questi beni di prima necessità, dunque, non cambierà a partire dal gennaio 2023.
Il governo ha dovuto quindi in parte sconfessare le proprie idee sull’utilità dei bonus. Qualche settimana fa il Presidente del Consiglio aveva chiarito di non avere intenzione di rinnovare il bonus di 150 euro per il caro vita, sostenendo che quella misura era inadatta ad aiutare gli italiani a gestire l’aumento dei prezzi dei prodotti. La mancanza di fondi per attuare il taglio dell’iva, dunque, ha costretto il governo ad inserire nella Manovra una specie di bonus famiglia. D’altro canto il Viceministro dell’Economia, Maurizio Leo, ha sottolineato come il taglio dell’iva sui prodotti sarebbe stato inefficace ed il vantaggio andrebbe: “a beneficio soltanto di chi il pane e il latte se lo può comprare, con il concreto rischio che la mancata detrazione dell’Iva per chi produce il pane o il latte finisca per andare a gonfiare i prezzi”.
Per queste ragioni si è deciso di instituire una Social Card, o Carta Risparmio Spesa, per la quale è stato stanziato un fondo di 500 milioni. La carta per gli acquisti di beni di prima necessità spetta solamente a quelle famiglie il cui reddito annuo non supera i 15mila euro. La misura consiste nella concessione di buoni spesa per le famiglie con maggiori difficoltà economiche, degli aiuti che saranno gestiti dai comuni e che potranno essere spesi solamente nei punti vendita aderenti all’iniziativa.
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