L’Inps offre un servizio sul proprio sito per il calcolo delle pensioni: per chi comincia a lavorare oggi le prospettive sono spaventose.
Lavorare stanca, scriveva Cesare Pavese. Ma i giovani che oggi si affacciano al mondo del lavoro dovranno faticare molto più – e più a lungo – dei loro fratelli maggiori e dei loro genitori, per non parlare dei loro nonni. Perché l’obiettivo della pensione diventa sempre più lontano. E se lo dice l’Inps c’è da crederci.
Come molti di voi forse già sanno, l’Istituto di previdenza sociale offre un servizio sul proprio sito che permette di calcolare anche quando un giovane neoassunto potrebbe lasciare il mondo del lavoro. Ecco, proprio in questo caso le stime sono tutt’altro che incoraggianti. Vediamo insieme qualche numero.
La triste verità sulle pensioni del futuro
Stando al simulatore dell’Inps “Pensami”, per i giovani la pensione diventa sempre più un miraggio. Un ragazzo di 25 anni in attività da 12 mesi, per esempio, potrà lasciare il mondo del lavoro anticipatamente a 70 anni e a riposo per vecchiaia a 70 anni e sei mesi. Ma a balzare all’occhio è il requisito contributivo da rispettare: almeno 46 anni e 4 mesi nel primo caso e oltre 20 anni nel secondo. E se si hanno tra i 5 e i 20 anni di contributi va ancora peggio: si potrà andare in pensione di vecchiaia a 74 anni e 10 mesi!
Per i trentenni la situazione è un po’ più rosea, ma non troppo. Per un lavoratore nato nel 1990, la pensione di vecchiaia arriverà a 70 anni con 20 anni di contributi e a riposo con quella anticipata con 45 anni di contributi a prescindere dall’età. Mentre un uomo nato a gennaio 1982 , quindi appena over 40, che ha iniziato a lavorare nel 2010 a 28 anni potrà andare in pensione anticipata a 66 anni e 2 mesi con almeno 20 anni di contributi, purché abbia maturato un importo di pensione superiore a 2,8 volte il minimo. Diversamente per la pensione di vecchiaia, sempre con 20 anni di contributi ma con assegno di 1,5 volte il minimo, dovrà attendere i 69 anni e 6 mesi. Se invece ha versato meno di 20 anni di contributi dovrà restare al lavoro fino a 73 anni e 9 mesi (nell’ipotesi di 5 anni di contributi). Per l’anticipata ci vorrebbero 45 anni e 7 mesi di contributi: arriverebbe nel 2055 a 73 anni e 9 mesi.
Passiamo al campo femminile. Per una cinquantenne che ha cominciato a lavorare a 25 anni, la pensione anticipata arriverà a 65 anni e 4 mesi se si ha un assegno di 2,8 volte il minimo ed è totalmente nel sistema contributivo (nessun contributo versato ante 1966)… sempre però che si abbiano 20 anni di contributi! Se l’assegno è più basso, ma comunque superiore a 1,5 volte il minimo, dovrà aspettare la vecchiaia a 68 anni e 8 mesi, nel 2041. Sempre nel 2041 maturano i requisiti per la pensione anticipata con 43 anni e 6 mesi di contributi, mentre per la pensione di vecchiaia si dovranno attendere i 73 anni se non ci sono almeno 20 anni di contributi. Per una donna nata a ottobre 1962 che ha cominciato a lavorare a 25 anni, la pensione anticipata e di vecchiaia, in caso di contribuzione continua, coincidono: arriveranno il 1° aprile 2030 a 67 anni e 5 mesi o con 42 anni e 3 mesi di contributi.
Va detto però che il simulatore dell’Inps è impostato sulle regole attuali e non tiene conto di eventuali sbalzi sull’aspettativa di vita né di eventuali future modifiche normative. Ragion per cui va preso col beneficio d’inventario. La speranza – purtroppo remota in un paese in rapido invecchiamento come il nostro – è che di qui ai prossimi anni il quadro delle pensioni migliori.