Il 6 gennaio è il giorno della Befana, ma anche la festa religiosa dell’Epifania: da dove nasce la tradizione di celebrare questo giorno?
In Italia il 6 gennaio è giorno di festa perché nella tradizione cristiana rappresenta l’Epifania, termine derivante dal greco il cui significato è “Apparizione“. Tuttavia sempre nella nostra tradizione affonda le radici la celebrazione della Befana. Potrebbe sembrare che la seconda festa si sia sviluppata successivamente a quella cristiana, ma in realtà non è propriamente così. Per molti si tratta di un giorno non troppo felice, perché rappresenta il giorno in cui terminano le vacanze invernali e si è costretti a tornare alla quotidianità. Questo senso di tristezza è particolarmente diffuso tra i bambini che, dopo 2 settimane di riposo a casa tra riunioni familiari e pomeriggi passati a giocare ai videogiochi o con gli amici, non avranno più quella libertà fino alle festività di Pasqua.
Epifania, il valore cristiano della festa celebrata il 6 gennaio
Bisogna intanto precisare che il 6 gennaio è il giorno dell’Epifania per i cattolici e per i cristiani appartenenti alle confessioni nate dopo lo scisma del ‘500. Per i cristiani ortodossi, coloro che sono rimasti ancorati alle tradizioni del primo cristianesimo, l’Epifania si festeggia il 19 gennaio. Questo perché c’è una differenza concettuale su quale sia stata la vera epifania, ovvero quale sia stato il momento in cui Gesù Cristo si è manifestato agli occhi del mondo come figlio di Dio.
Per la tradizione cattolica, questo momento simbolico è avvenuto poco dopo la nascita, ovvero quando i Magi – che non erano Re, ma sacerdoti di una religione mediorientale precristiana – hanno portato doni a quello che ritenevano fosse il Messia. La visita dei Magi è raccontata solamente nel Vangelo secondo Matteo e nella storia narrata dall’evangelista non viene specificato il numero di sacerdoti che hanno fatto visita a Giuseppe e Maria nella capanna, ma semplicemente i doni che hanno portato: l’oro in segno di regalità, l’incenso in segno di divinità e la mirra come segno di presagio del sacrificio in croce di Gesù (questa particolare sostanza veniva utilizzata nell’Antico Egitto per l’imbalsamazione).
Come potete capire, la narrazione della visita dei Magi è fortemente simbolica e probabilmente mai successa. Matteo utilizza elementi fortemente simbolici per attribuire la natura divina al Messia sin dalla nascita, utilizzando i doni come fonte di presagio della sua grandezza, riferimenti dotti che solo chi aveva l’istruzione adeguata poteva comprendere. Un’operazione letteraria simile a quella fatta da Virgilio nell’Eneide per dare lignaggio nobile ad Enea.
Proprio perché la narrazione sulla visita dei Magi alla capanna è chiaramente un artificio letterario, gli ortodossi preferiscono individuare l’Epifania nel giorno in cui Gesù viene battezzato da Giovanni Battista nel fiume Giordano. Quell’evento, infatti, da avvio all’opera di evangelizzazione del Cristo e indica ai fedeli del Battista Gesù come il Messia tanto atteso dal popolo giudaico, colui che avrebbe fatto trionfare il popolo di Israele su tutti gli altri.
Il collegamento tra la Befana e l’Epifania
La celebrazione della Befana, ovvero della vecchietta che con le scarpe rotte porta doni, è nata ben prima della diffusione del cristianesimo nella nostra penisola. Si tratta di una tradizione pagana, un rito di conclusione del solstizio d’inverno con il quale i popolani richiedevano abbondanza di raccolti durante la primavera. Il perché si celebri lo stesso giorno dell’Epifania è presto detto: quando l’Impero Romano decise di fare diventare il cristianesimo la religione di stato, utilizzò il calendario delle feste pagane come base per le feste cristiane.
Non è infatti un caso che il Natale si celebrì il 25 dicembre (secondo gli storici Gesù nacque in estate), ma per utilità: l’imperatore decise di non modificare le abitudini della popolazione, ma ne cambiò semplicemente la simbologia ed il significato, in modo tale che le nuove festività fossero accettate e si diffondessero più facilmente, ma anche per sostuire una volta per tutte le feste pagane e non rischiare che venissero celebrate in giorni differenti, alimentando in questo modo il prosieguo del culto politeista.
Se la tradizione dunque nasce prima di quella cristiana, la versione attuale della celebrazione non ha nulla a che spartire con quella originale. Il nome “Befana” è una storpiatura del termine “Epifania” e la storia della donna anziana (nella simbologia originaria rappresentazione dell’inverno che concede buono o cattivo raccolto) è stata legata a quella dei Magi. Nella versione cristiana della “Befana”, la vecchietta è una donna che i saggi interpellarono per conoscere l’ubicazione di Gesù. La donna si rifiutò di aiutarli, ma poi sì pentì di quella scelta e riempì un cesto di dolci alla ricerca di Gesù. Non sapendo esattamente in quale casa fosse, la donna bussò ad ogni porta, regalando un dolcetto a chiunque le aprisse.