Il canone Rai verrà tolto dalla bolletta della luce nel 2023? Qual è il destino del tributo più contestato e mal sopportato dagli italiani.
Il canone Rai è nato come tassa di possesso dell’apparecchio televisivo quando la televisione era ancora ai suoi albori e non c’era alternativa alle trasmissioni di stato. A partire dagli anni ’80, con la crescita esponenziale di ‘Fininvest‘ (l’attuale Mediaset) e l’ingresso nel mondo della tv delle pubblicità, i servizi Rai sono divenuti non più una scelta obbligata ma una possibilità di scelta per i telespettatori. A partire dagli anni ’90, dunque, con l’introduzione delle pubblicità anche nei canali della tv di Stato (e dunque l’arrivo di finanziamenti anche dalle terze parti), il canone Rai è stato visto più che altro come un peso dagli italiani.
Proprio l’ingresso dei fondi pubblicitari ha creato una corrente politica e popolare che ha richiesto e spinto per anni per la cancellazione del canone. Una decisione che a livello politico non è stata mai presa in considerazione realmente e che probabilmente non verrà mai presa in considerazione. Il tributo è utile all’emittente di Stato perché consente una maggiore disponibilità di fondi che è utilizzata per gli investimenti nella produzione dei programmi, delle serie tv, e nel pagamento dei professionisti che lavorano all’interno di questa struttura.
Essendo una tassa di possesso del televisore e divenuto impossibile il controllo porta a porta finalizzato a scoprire gli evasori per questioni di privacy, il problema evasione del canone Rai era diventato senza soluzione. L’idea per risolvere una situazione apparentemente senza via d’uscita l’ha avuta il governo Renzi, che ha mutato la tassa in un tributo relativo allo sfruttamento di dispositivi in cui era possibile visualizzare i contenuti Rai (pc compresi) e allegato il canone alla bolletta della luce come voce aggiuntiva da pagare in 10 rate. Il governo Renzi ha abbassato il costo del canone, portandolo da 117 a 90 euro.
Tra le varie richieste formulate dall’Unione Europea riguardo il PNRR, c’era anche quella di eliminare ogni spesa accessoria che fosse collegata alla bolletta della luce. Per assecondare una simile richiesta era necessario dunque scorporare il canone Rai dalla bolletta. Tra le varie proposte emerse nel 2022 c’era dunque anche quella di far tornare il tributo per la televisione di stato una tassa a parte. Tuttavia il governo Draghi si è occupato prima di problematiche più impellenti e dopo il voto di sfiducia la questione è stata cancellata definitivamente dai programmi del giorno.
Il risultato è che il canone non è mai stato separato, anche perché il governo Meloni non ha mai preso in considerazione questa possibilità. A bloccare la riforma è la considerazione del fatto che da quando il tributo è inserito nella bolletta, l’evasione è praticamente impossibile. Togliere dunque il tributo comporterebbe il rischio di un ritorno ad un’evasione massiccia e ad una perdita di fondi per la Rai. Lo scorporo dunque non ci sarà e i cittadini potranno decidere se pagare il canone in una volta sola nella bolletta di gennaio o in dieci comode rate da 10 euro.
Ovviamente è sempre possibile fare richiesta di esenzione dal pagamento nel caso in cui in casa non si posseggano dei dispositivi con i quali sfruttare il servizio della Rai. Sarà dunque a carico del cittadino la responsabilità per il pagamento del canone in una situazione in cui non dovrebbe pagarlo. Per richiedere l’esenzione c’è tempo sino al 31 di gennaio, passata questa data bisognerà attendere il prossimo anno, nella speranza che nella prossima legge di bilancio possa cambiare qualcosa in tal senso.
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