Protagonista della quinta stagione di Vite al limite, Erica Wall ha avuto una vita devasta dai lutti e dalla violenza sessuale subita.
Porre l’accento su alcune tematiche delicate è ciò che di tanto in tanto andrebbe fatto in televisione. Sebbene Vite al Limite da un lato spettacolarizzi i drammi dei suoi protagonisti, la messa in onda di determinate storie, con il racconto in prima persone di coloro che hanno subito violenze, ha una funzione pedagogica, permette al pubblico di familiarizzare con realtà che troppe volte tendiamo ad ignorare poiché siamo troppo presi dal nostro percorso personale. Sebbene non sia in assoluto criticabile la decisione di concentrarsi sul proprio futuro, l’assenza totale di empatia nei confronti del prossimo è ciò che ha spinto la società attuale ad emarginare chi ha problemi invece di aiutarlo.
In linea di massima siamo portati dalla quotidianità ad osservare tutto con un’alta dose di cinismo, ad etichettare gli errori altrui come semplice debolezza, stupidità, incapacità di reagire all’urto di una vita che è complessa e aspra per tutti. Non è sempre così, ci sono realtà e situazioni che non possono essere affrontate da soli, talmente gravi da lasciare un segno indelebile nella psiche e nella mente delle persone che la subiscono, specialmente se queste violenze vengono perpetrate quando la vittima è ancora una bambina o una ragazzina.
Il dramma di Erica Wall
La tragica storia di Erica Wall è il perfetto esempio di ciò che stiamo dicendo. Questa donna ha preso parte a Vite al Limite nel 2016 ed il suo percorso è stato mostrato qui da noi nel 2017. Al primo colloquio con il Dottor Nowzaradan, la paziente ha spiegato che il suo rapporto ossessivo con il cibo è iniziato come una forma di difesa dal dolore. Sin da bambina, dopo la prematura morte della madre, Erica affogava la propria sofferenza mangiando e quella era l’unica azione quotidiana in grado di placare la sua rabbia repressa e di donarle istanti di serenità. La sensazione di benessere datale dal cibo è diventata una sorta di droga e come tutte le droghe con il passare del tempo richiedeva sempre maggiori dosi.
La compulsività nel nutrirsi è diventata poi patologica quando è stata vittima di uno stupro di gruppo. Quell’evento traumatico ha segnato per sempre la sua vita, portandola ad essere prigioniera della paura, della rabbia e della frustrazione, incapace di reagire all’ingiustizia subita e portata a colpevolizzarsi e a vergognarsi di ciò che le era capitato. Impossibile, se non si sperimenta sulla propria pelle, poter capire il dramma che vive una persona vittima di violenza sessuale. Erica, come tutte le donne – ancora oggi tantissime – che subiscono un’aggressione di questo tipo, si è sentita violata nella propria intimità, umiliata, trattata come un oggetto inanimato e senza volontà propria. Si è incolpata per non avere avuto la forza di reagire e scappare, per non aver avuto il coraggio di denunciare subito.
Riuscire ad andare oltre a quanto vissuto è stato per lei molto complesso, anche perché il padre non aveva alcun tipo di empatia e per il suo peso l’aveva soprannominata Godzilla, il marito, sebbene a tratti sembrava esserle accanto, alcune volte era più un peso e un problema ulteriore che un aiuto. Impossibile osservando la storia di Erica Wall, non immedesimarsi con lei, non provare affetto nei suoi confronti.
Il percorso a Vite al Limite
La decisione di recarsi dal Dottor Nowzaradan per contrastare la sua obesità patologica è di per sé un atto di coraggio. Erica ha dimostrato di essere una donna forte già accettando di combattere i propri mostri interiori e ancora più forza quando ha raccontato il dramma che aveva vissuto in passato. Il suo atteggiamento è stato encomiabile, la sua determinazione invidiabile. Nei mesi in cui è stata in cura presso la clinica texana, Erica Wall è passata dai 300 chili iniziali, ai 214 finali, perdendo la bellezza di 86 chili e ottenendo il pass per l’operazione di bendaggio gastrico che le serviva.
Alla fine del percorso nella trasmissione, la sua battaglia contro il peso in eccesso non era conclusa, ma la strada imboccata era quella giusta per poter riprendere in mano la propria vita e regalarsi una seconda chance. La sua storia ed il modo in cui è riuscita in qualche modo a voltare pagina sono state d’ispirazione e d’esempio per milioni di telespettatori in tutto il mondo e ancora oggi è uno dei personaggi di Vite al Limite più amati.