Come il papà Gianni Morandi, Tredici Pietro è un artista dotato di una grande sensibilità: la sua richiesta d’aiuto commuove tutti.
A 78 anni e dopo 60 anni di carriera nel mondo dello spettacolo, Gianni Morandi riesce ancora a far parlare di sé e a scalare le classifiche di ascolto. Il recente ritorno sulla cresta dell’onda dell’eterno ragazzo di Monghidoro è legato a doppio filo alla sua partnership con Lorenzo Jovanotti, con il quale quest’estate ha fatto il Beach Tour più famoso e seguito d’Italia. Presto Gianni si esibirà in piazza ed in televisione per celebrare il sessantesimo anno di carriera (un record clamoroso per chiunque) e a febbraio tornerà sul palco di Sanremo, questa volta non come concorrente ma come co-conduttore del bravissimo Amadeus.
Nonostante la popolarità ed il successo di Gianni Morandi siano tali da adombrare anche artisti di livello, nelle ultime settimane parte dei riflettori gli sono stati rubati da un certo Tredici Pietro (al secolo Pietro Morandi), trapper in rampa di lancio nonché figlio del grandissimo artista emiliano e della adorata moglie Anna Dan. Il ragazzo oggi ha 25 anni e scrive testi sin da quando era adolescente. La scrittura e la musica per lui sono rimedi per l’anima, qualcosa che gli viene naturale e che ha fatto di nascosto per anni. Sebbene come chiunque altro faccia musica sogni di poter diventare famoso e acclamato, le motivazioni che lo spingono non sono certo di natura economica.
In un’intervista rilasciata al ‘Corriere della Sera’ a luglio scorso, Pietro ha spiegato di essere molto geloso delle sue produzioni e di non aver parlato del suo sogno ai genitori finché non ha prodotto e pubblicato le sue prime canzoni. Non voleva, insomma, che il padre potesse interessarsi al suo lavoro e che con la sua influenza potesse ungere le ruote dello showbiz per dargli visibilità. Prima voleva essere libero di creare la sua musica, capire se era in grado di comunicare qualcosa agli altri, quindi fare gavetta per cercare di emergere distante dalla figura ingombrante del padre.
In tal senso Gianni è stato molto rispettoso delle scelte e della volontà del ragazzo. Di tanto in tanto gli ha mostrato il proprio appoggio sui social e quando gli è stato chiesto ha parlato della musica del figlio elogiandone il talento, ma non si è mai intromesso nel suo percorso. Tredici Pietro è giunto dunque alla pubblicazione del suo primo album completo tutto da solo, o meglio collaborando artisticamente con collega coetaneo, Lil Busso.
Dato il genere di appartenenza si pensa che nelle sue canzoni ci possano essere i soliti cliché sulla droga, sul sesso, sulla criminalità e sul denaro. A tal proposito il ragazzo spiega che in qualche canzone chiaramente ci sono riferimenti a queste tematiche, visto che fanno parte della cifra stilistica del genere, ma che i suoi testi puntano ad essere originali, dunque distanti dalla produzione mainstream. Non a caso l’album prodotto insieme a Lil Busso parla d’amore e sofferenza.
L’idea di scrivere a quattro mani è venuta ai due artisti qualche tempo fa, quando entrambi si trovavano a vivere relazioni d’amore complicate e appese ad un filo: “Entrambi veniamo da una situazione sentimentale molto complicata, per motivi differenti io mi stavo lasciando, Busso stava avendo problemi con la morosa e ci siamo trovati a parlare di come stavamo e di come risolvere queste cose che non sapevamo come gestire. Entrambe le relazioni erano malate, complesse, ma non tossiche”, spiegano parlando con ‘Today‘. Alla fine Pietro ha vissuto il trauma della separazione, mentre Lil è riuscito a ricucire il rapporto con la fidanzata.
Nel primo singolo estratto ‘Lovesick‘, si parla proprio di questa relazione d’amore complicata e di come questa lo faccia soffrire. In una parte del brano Tredici Pietro cita le sedute dallo psicoterapeuta, con il quale parla anche della sua relazione ai titoli di coda. Nel parlare d’amore, dunque, viene offerta una visione cruda e realistica della sofferenza. L’immagine che conferisce questa strofa è di una persona che soffre al punto da dover chiedere aiuto, ma per l’autore non si tratta di un messaggio negativo, anzi: “Non bisogna avere timore di parlare o di dire che si ha bisogno di aiuto, non bisogna vergognarci di dire che si va da uno psicologo. Non è una nostra pretesa dare consigli, nella nostra musica ci sono anche delle cose sbagliate, ma volevamo sensibilizzare su questo tema perché è certamente più sano andare da uno psicologo se ne abbiamo necessità che non farlo e non affrontare i problemi”.
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