Zero rimborsi e pesanti sanzioni: per i condomini che non finiscono i lavori con il Superbonus può mettersi molto male. Vediamo insieme le ultime novità.
Come da previsioni, la scadenza del 25 novembre, entro la quale i condomini hanno dovuto presentare la Cilas (Comunicazione inizio lavori specifica) per il superbonus per poter usufruire per tutto il 2023 dell’agevolazione al 110%, è coincisa con un picco di richieste che ha letteralmente mandato in tilt i sistemi informatici di Comuni e Regioni. E adesso?
La prima considerazione da fare è che la differenza tra le regole pre e post 25 novembre (con le Cilas presentate dal 26 novembre che danno diritto per il 2023 a un’agevolazione al 90%) comporta per i lavori in condominio differenze di spesa di decine di migliaia di euro e mette addirittura in forse l’inizio dei lavori, per gli edifici i cui condomini non sarebbero in grado di far fronte alle spese non preventivabili prima che il decreto Aiuti 4 modificasse i termini del deposito delle domande.
Il punto è cosa succederebbe se si interrompessero lavori già approvati con la delibera assembleare che, come previsto dal decreto Aiuti 4, non deve essere posteriore al 24 settembre 2022 per dare diritto al 110%. Giorgio Spaziani Testa, presidente di Confedilizia, avverte che “se il condominio non finisce i lavori, perde l’agevolazione per le spese già pagate e per le qua-li ha usufruito della detrazione sia in forma diretta sia tramite cessione del credito o sconto in fattura, e al conto si aggiungono sanzioni e interessi”. “Diverso è il caso – aggiunge – dei condomini che non hanno ancora avviato i lavori e che, quindi, non hanno ancora utilizzato il superbonus. In questa ipotesi bisogna verificare le condizioni eventualmente presenti nel contratto di appalto (se lo hanno già firmato) mentre eventuali costi relativi, per esempio, allo studio di fattibilità non sarebbero detraibili e resterebbero per intero a carico del committente, salvo patti diversi”.
E i condomini che hanno presentato la Cilas entro il 25 novembre? Anche in questo caso la massima attenzione è d’obbligo. Non sussistono ostacoli normativi all’ottenimento dell’agevolazione, purché i lavori siano conclusi entro il 31 dicembre 2023; nel 2024, infatti, si scenderà al 70% e nel 2025 al 65%. Resta da vedere quale approccio adotteranno le banche, che al momento fanno cessioni con il contagocce e a costi ben superiori rispetto a qualche mese fa. Infatti, se perdurasse il blocco delle operazioni bancarie, il diritto al 110% resterebbe lettera morta: la via alternativa, ossia la richiesta diretta del rimborso in sede di dichiarazione dei redditi, per un’ampia maggioranza dei contribuenti non presenta alcuna convenienza.
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