La manovra di bilancio appena ultimata dal governo Meloni include anche nuove norme sulla pensione: chi può andarci nel 2023 e cosa perde approfittando dello scivolo pensionistico.
Il governo Meloni ha inserito nella Manovra di Bilancio per il prossimo anno anche una serie di opzioni per poter andare in pensione anticipatamente rispetto a quanto previsto dalla Legge Fornero. La riforma per il momento vigente, quella che funge come legge quadro in materia, prevede che si possa andare in pensione al raggiungimento dei 67 anni di età con un minimo contributivo di 20 anni. Una soglia d’età che varia in base alle aspettative di vita della popolazione e che con il passare degli anni si alza ulteriormente. La soglia di età prevista dalla Legge Fornero ha fatto discutere per anni e durante la passata legislatura, Salvini e la Lega hanno proposto una sperimentazione chiamata Quota 100. Questa prevedeva la possibilità di andare in pensione a 62 anni con 38 anni di contribuiti.
Il contemporaneo abbassamento della soglia d’età e l’innalzamento di quella dei contributi riduce la platea degli aventi diritto e di fatto porta molti lavoratori a dover raggiungere la soglia prevista dalla riforma precedente. Per aver raggiunto 41 anni di contributi a 62 anni, il lavoratore dovrebbe aver cominciato a lavorare e versare contributi a 21 anni, o a 23 anni qualora come contributi venga accettato il riscatto degli anni universitari. Sembra quasi che il governo voglia scoraggiare gli italiani dall’usufruire dello scivolo pensionistico, non solo per il range abbastanza ristretto di possibili usufuitori della misura, ma anche per i bonus e i malus ad essa associata.
Parlando della riforma transitoria, Giorgia Meloni ha spiegato che chi usufruirà dello scivolo pensionistico non potrà prendere una pensione superiore a 5 volte quella minima. Inoltre è previsto un bonus contributivo per quelle persone che decidono di continuare a lavorare sino alla soglia di età massima, pari ad un 10% di sconto dei contributi dovuti che dovrebbe corrispondere ad un aumento del 10% dello stipendio mensile.
Nella Manovra non sono inserite solo note negative per chi desidera anticipare la pensione, ma anche note positive per chi ha realmente bisogno di una mano. Il governo promette infatti che ci sarà una rivalutazione del 120% delle pensioni minime, una rivalutazione a cui si aggiungerà nel 2024 un cambiamento radicale: viene promesso che entro il prossimo anno sarà varata una riforma strutturale, e dunque definitiva fino a successive riforme strutturali di un prossimo governo, della Legge Fornero.
Altre notizie positive riguardano il rinnovo dell’opzione donna e dell’ape sociale. Quest’ultima prevede la possibilità di andare in pensione a 63 anni ed è rivolta ai lavoratori che siano stati licenziati e non hanno più possibilità di trovare un lavoro, a coloro che hanno sviluppato una riduzione della capacità lavorativa ed hanno difficoltà a continuare il proprio lavoro e a coloro che si devono occupare di un coniuge o di un familiare con handicap. L’opzione donna invece prevede la possibilità per le donne di andare in pensione con 35 anni di contributi, a 58 anni se hanno avuto due figli, 59 se ne hanno avuto uno e 60 anni in tutti gli altri casi.
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