Molti anni fa un terribile incidente ha cambiato per sempre la vita di Gianna Nannini: ancora oggi la cantante ricorda il dolore e la paura.
Il concetto di sliding doors è davvero potente. Tutti, almeno una volta nella vita, ci siamo trovati di fronte ad un bivio che avrebbe potuto cambiare tutto o porre fine addirittura alla nostra esistenza. Dopo eventi di questo tipo, la nostra percezione del mondo che ci circonda cambia radicalmente, acquisiamo una nuova consapevolezza e osserviamo il mondo attraverso ad un’altra lente. Ne sa qualcosa Gianna Nannini, artista amatissima in Italia e nel mondo, che prima ancora di diventare famosa è stata vittima di un drammatico incidente che poteva costarle la vita e che gliel’ha cambiata in maniera permanente.
L’artista ha raccontato in varie interviste quel drammatico incidente e ancora oggi ricorda perfettamente sia il dolore che la paura che ha provato in quel momento. Il suo racconto comincia dal ricordo di quel primo lavoro: “Cominciai bambina a decorare le torte. A 17 anni presi servizio come operaia: guadagnavo 1.740 lire all’ora, come le altre donne; gli uomini 2.500. Ne litigavo sempre con il babbo”. La cantante spiega poi che con il padre c’erano momenti di grande sintonia, ma anche altri in cui gli scontri erano furiosi, come quando la vide per la prima volta con una minigonna. In quella occasione, infatti, l’uomo perse le staffe, diede uno schiaffo alla madre “L’unico della sua vita” e tagliò con le forbici la gonna. Lo shock per quella reazione fu tale che cambiò per sempre il suo look: “Da quel momento porto solo pantaloni”.
Spiegata la situazione ed il rapporto con il padre, Gianna Nannini ha raccontato poi nel dettaglio l’incidente: “Lasciai nella macchina per i ricciarelli le falangi del medio e dell’anulare della mano sinistra. Finirono nell’impasto dei dolci, ma nessuno li ha mangiati; li ritrovarono il giorno dopo, troppo tardi per riattaccarli. Cacciai un urlo terribile, la voce roca mi è venuta allora. Poi svenni”. Quell’incidente ebbe una ripercussione anche sull’esame finale del conservatorio. Con le dita mancanti infatti le scale non le riuscivano più e quell’anno venne bocciata. Ci riprovò l’anno seguente, con delle protesi alla mano e riuscì a superarlo.
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