Cinzia Fusi, tutta la verità sulla morte della 34enne di Copparo: il movente del brutale femminicidio è davvero raccapricciante.
La giovane Cinzia Fusi nel 2019 era serena, aveva un lavoro stabile, si era innamorata ed aveva cominciato a convivere con il proprietario del negozio per cui lavorava. Tutto sembrava andare per il verso giusto ma il suo datore di lavoro e fidanzato quell’estate ha cominciato a perdere la testa. L’uomo, Saverio Cervellati, di diciotto anni più grande di lei e con alle spalle un matrimonio fallito, si era convinto che Cinzia non gli fosse fedele e che lo stesse prendendo in giro. La gelosia del fidanzato è cominciata in maniera controllata, inizialmente la coppia aveva qualche diverbio, ma poi quando i due parlavano si risolveva tutto.
Cinzia ha cercato di farlo ragionare, gli ha spiegato che le sue erano solo paranoie e che non aveva di che preoccuparsi, ma le sue parole, le sue rassicurazioni non avevano l’effetto sperato e l’uomo era sempre più incontrollabile. Ad un certo punto la rabbia è arrivata ad un punto tale da spingere Saverio a prendere la prima cosa che aveva a tiro (un mattarello di legno poggiato sul bancone) e a colpire ripetutamente Cinzia in testa.
Solo dopo averla colpita svariate volte ed essersi accorto che l’amata era agonizzante a terra, Saverio si è fermato ed ha compreso la gravità di ciò che aveva appena fatto. L’uomo ha chiamato i soccorsi nel disperato tentativo di salvare Cinzia, ma quando i soccorritori sono arrivati sul luogo la donna era già in coma ed in procinto di emettere l’ultimo respiro. I medici hanno fatto il possibile per salvarla, ma dopo tre ore di ricovero la donna è morta.
Il colpevole ha subito confessato le sue colpe ai Carabinieri intervenuti sul luogo del femminicidio. Portato in caserma ed interrogato per ore, Saverio Cervellati non ha mai cambiato versione ed ha sempre ribadito di averla uccisa in preda alla rabbia scatenata dalla gelosia. L’uomo è stato condannato all’ergastolo in primo, secondo e terzo grado. Prima della sentenza della Cassazione, i legali di Cervellati hanno chiesto la riduzione di pena per attenuanti generiche legate al rapporto sentimentale che avevano omicida e vittima, ma la Corte Suprema ha respinto l’appello poiché il rapporto tra i due non costituisce un attenuante per il delitto commesso.
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