Il bonus 75% è tra quelli concessi dal governo negli ultimi due anni per l’ammodernamento ed il miglioramento delle strutture abitative. In cosa consiste, in cosa si differenzia dal Superbonus 110% e come si può richiedere.
Tra i vari interventi di ristrutturazione che il governo sta finanziando in questi anni ci sono quelli per l’abbattimento delle barriere architettoniche nelle strutture private. Il primo bonus ristrutturazione rivolto a questi lavori è quello che permette il risparmio del 50% delle spese effettuate e riguarda l’installazione di ascensori e montacarichi all’interno di una singola struttura privata a più piani, o all’interno di uno stabile e quello di strumenti che favoriscono la comunicazione dell’abitazione, o quelli di robotica che facilitano la mobilità e l’interazione del soggetto disabile in casa.
In realtà i lavori di ristrutturazione finalizzati all’abbattimento delle strutture architettoniche possono essere incorporati ai lavori per i quali si può richiedere il Superbonus 110%. Tuttavia, affinché anche i lavori di questo tipo possano godere della detrazione fiscale, è necessario che siano associati a questi dei lavori anche quelli trainanti di efficientamento energetico o antisismico. Insomma sono tante le misure che possono essere utilizzate per dimezzare o coprire le spese necessarie all’ammodernamento, all’inclusione e all’efficientamento degli edifici più anziani, ma come fare a scegliere quello giusto per il vostro caso?
Bonus 75%: a chi spetta, a cosa serve e come si può chiedere
La misura specifica per l’abbattimento delle barriere architettoniche negli edifici già esistenti è il bonus 75% che, va ricordato, al momento è valido solo fino al 31 dicembre del 2022. Se infatti gli altri due bonus di cui abbiamo parlato sono stati pensati per durare sino al dicembre del 2024, questo scade alla fine dell’anno in corso e non è ancora chiaro se verrà inserito un prolungamento all’interno della prossima Legge di Bilancio. Per chi dunque ha la necessità di abbattere le barriere architettoniche in edifici già esistenti, potrebbe essere conveniente presentare domanda entro questo mese.
Il bonus viene concesso alle persone fisiche, ai condomini e alle imprese senza alcuna distinzione. A cambiare sono i tetti massimi e questi variano in base al tipo di struttura nella quale verranno effettuati i lavori. Il limite di spesa è di 50 mila euro per le abitazioni unifamiliari o per le unità abitative indipendenti. Scende invece a 40mila euro nel caso in cui si tratti di condomini, tetto che però va moltiplicato per il numero di abitazioni presenti nell’edificio. Scende ancora a 30mila euro qualora il condominio è composto da 8 o più unità familiari.
I lavori compresi in questo bonus non vengono specificati in maniera netta nel decreto apposito, ma in base alle risposte fornite dall’Agenzia competente, si tratta soprattutto di lavori di sostituzione di impianti e per l’automazione degli impianti degli edifici. Per ottenere la detrazione non è necessario presentare un’apposita domanda come nel caso degli altri bonus, ma è sufficiente che si inseriscano le spese da detrarre nella dichiarazione dei redditi, ovviamente con allegata la testimonianza degli avvenuti pagamenti effettuati per le ristrutturazione che comprendano i dati del proprietario dell’immobile (lo stesso che sta chiedendo la detrazione e dunque che ha effettuato i pagamenti) e quelli di chi ha effettuato i lavori.