L’assegno unico è una misura pensata per aiutare le famiglie nella crescita e nella gestione dei figli, ma al momento quelle numerose sono state svantaggiate.
L’approvazione della legge che prevede l’assegnazione di un assegno universale per ciascun figlio è stata accolta come un’importante novità, un aiuto concreto alle famiglie nella gestione e nella crescita dei figli. La misura è stata pensata per aiutare tutte le famiglie e incentivare le coppie ad avere figli, così da contrastare il drammatico fenomeno della crescita zero, ormai radicato in Italia da oltre un decennio. La norma è stata strutturata in modo che le famiglie si sentissero sicure anche qualora avessero voluto allargare il nucleo procreando altri figli: la legge prevede infatti un assegno mensile per ciascun figlio, una maggiorazione non superiore agli 85euro mensili per ogni figlio in più, e una maggiorazione di 100 euro al mese per quelle famiglie che hanno quattro o più figli.
Quest’ultima maggiorazione in realtà non è una novità, visto che già prima dell’applicazione della nuova misura assistenziale i lavoratori con famiglie numerose composte da quattro o più figli beneficiavano dei 100 euro in busta paga o come detrazione mensile in sede di dichirazione dei redditi. Il paradosso, però, è che dall’1 marzo 2022, ovvero da quando l’assegno unico viene effettivamente inviato, ci sono 40mila famiglie con 4 o più figli a carico che non ricevono più i 100 euro in questione. Questo perché l’Inps ha applicato in maniera scorretta la riforma, che prevede l’assegno solo per i figli a carico che non hanno superato i 21 anni di età. Il requisito però riguarda solamente l’invio dell’assegno e non la maggiorazione di 100 euro per le famiglie numerose, anche perché se così fosse invece di avvantaggiare le famiglie numerose ci sarebbe se non un danno, una situazione quasi invariata.
Assegno unico universale, le famiglie numerose chiedono gli arretrati
A fare il punto della questione è stato Paolo Moroni, Osservatorio Politico Anfn, in un’intervista concessa al sito ‘Avvenire’: “Nei primi mesi di applicazione della riforma la maggiorazione è stata riconosciuta solamente ai nuclei con 4 o più figli minori o comunque fino a 21 anni ancora a carico. Dunque un nucleo familiare con quattro figli a carico dei quali, ad esempio, due minori, un maggiorenne entro i 21 anni ed uno oltre i 21 anni, risultava ingiustamente privato di tale maggiorazione”. Lo stesso Moroni ha spiegato che l’Inps ha corretto autonomamente l’iniquità per le famiglie e adesso nei moduli telematici le famiglie possono inserire anche i figli a carico con età superiore ai 21 anni.
Problema risolto al momento solo a metà, visto che l’Inps ha chiarito che i 100 euro saranno corrisposti dal momento della richiesta e dunque dal momento in cui le famiglie, prima impossiiblitate a ricevere la somma per l’errore commesso dall’ente previdenziale, faranno presente tramite richiesta l’ammanco. A tal proposito Alfredo Caltabiano, presidente dell’Associazione nazionale famiglie numerose, ha dichiarato: “L’Inps ha comunicato che le modifiche apportate avranno effetto solo dal momento in cui sono state inserite.E perché mai l’Inps vuole scaricare sulle famiglie i suoi ritardi? “. Ma non solo: “Purtroppo, ad oggi, non è stato liquidato alcun importo”. Per questa ragione l’associazione si è fatta portavoce di tutte le famiglie interessate per chiedere che vengano corrisposte le somme dovute dall’1 marzo ad oggi.