Il compito di far rivivere le gesta di Roberto Baggio non è stato certo semplice: scopriamo chi è Andrea Arcangeli e che rapporto ha con il Divin Codino.
Sono nato troppo tardi per ammirare il talento di Gianni Rivera, Valentino Mazzola o quello del figlio Giuseppe, giocatori che hanno fatto la storia del calcio italiano, le cui gesta sono rimaste impresse nella memoria collettiva e possono ancora oggi essere viste in rari filmati d’epoca. La sensazione, pensando a questi grandi del passato, è di essersi persi qualcosa di speciale ed è la stessa che provano i ragazzi di oggi nel aver sfiorato l’epoca in cui Roberto Baggio illuminava i campi di calcio con la sua infinita classe. Impossibile dire con assoluta e scientifica certezza se “Il Divin Codino” è stato il più grande calciatore della storia italiana, ma una cosa è certa: dagli anni ’80 ad oggi non c’è stato un calciatore italiano che abbia minimamente avvicinato il suo sconfinato talento.
Sembra facile dirlo oggi che ci troviamo con una nazionale priva di un calciatore di riferimento, di un attaccante o di un fantasista in grado di accendere la passione dei tifosi e di farli innamorare con una giocata, con un tocco, con un invenzione che sarebbe difficile intuire persino guardando la partita da una tribuna. Ma nell’epoca di Roberto e negli anni successivi abbiamo avuto talenti di grandissimo spessore come Roberto Mancini, Gianfranco Zola, Enrico Chiesa, Vincenzo Montella, Alex Del Piero e ovviamente Francesco Totti. Dopo questi grandissimi interpreti abbiamo ammirato, sebbene per poco tempo, talenti puri come Giuseppe Rossi e Antonio Cassano, calciatori dotati di quella magia che fa innamorare del calcio i bambini, ma che per ragioni molto diverse non sono riusciti a realizzare il loro enorme potenziale.
Così Roberto Baggio rimane ancora oggi l’ultimo fuoriclasse che ha indossato la maglia azzurra, l’ultimo in grado di decidere le sorti di un incontro da solo e di caricarsi sulle spalle i destini di un’intera squadra. Nessuno che lo abbia visto giocare può negare questa assoluta verità e la sua leggenda sarebbe potuta essere ancora più grande se nella finale del mondiale ’94 avesse portato a termine ciò che aveva iniziato mettendo a segno quel maledetto rigore. Pallone d’oro in carica, in quel mondiale Il Divin Codino ha letteralmente incantato il mondo intero e dimostrato di essere in quel momento il giocatore più forte al mondo. Il dieci azzurro ha trascinato l’Italia in finale, ma il suo sogno di vincere è svanito ai rigori, contro uno dei Brasile meno tecnici e talentuosi della storia verdeoro.
Andrea Arcangeli, chi è l’attore che ha interpretato Roberto Baggio ne “Il Divin Codino”
Si può dire senza timore di smentita che Roberto Baggio sta all’Italia come Diego Armando Maradona sta all’Argentina. Il loro talento era simile, instintivo, naturale, puro, ma il carattere era differente: riservato e timido quello dell’italiano, passionale ed estroverso quello dell’idolo degli argentino. Ad accomunarli, oltre al talento, la passione per questo sport e il sogno di regalare alla propria nazione un mondiale. Il sogno è proprio ciò che è stato messo al centro del film biografico sul calciatore veneto. Ne “Il Divin Codino” viene privilegiato questo aspetto romantico della carriera di Baggio e viene fatto capire quanto ne abbia condizionato la carriera. Il ’94 è stato uno spartiacque, il momento in cui il calciatore italiano più forte degli ultimi 40 anni (e forse della storia) ha vissuto una crisi professionale e personale.
La scelta di privileggiare questo aspetto interiore, di far emergere l’uomo e non il calciatore è stata azzeccata, non solo perché permette di capire quanto la carriera di Baggio sia stata condizionata dal desiderio di vincere il mondiale e dalla delusione di averlo perso, ma anche perché l’interiorità è una parte importante della sua carriera. Talento di primissimo ordine, Roberto rischiava di non sbocciare mai dopo aver subito un grave infortunio al ginocchio da ragazzino. Proprio la scomperta dell’interiorità e del buddismo hanno avuto un ruolo fondamentale nella sua crescita e gli hanno permesso di trovare quell’equilibrio che gli necessitava per esprimersi al meglio. Questa scelta è fondamentale anche per mostrare come lo abbia condizionato il rapporto con il padre e come, nonostante i traguardi raggiunti, fosse un uomo pieno di dubbi e di timori.
Tutto questo emerge benissimo dall’interpretazione di Andrea Arcangeli, attore che somiglia molto al calciatore che interpreta e che ha cercato di portarne su schermo il lato umano, quello meno conosciuto dal pubblico di appassionati. Il Divin Codino è un film intimista, nel quale si può vedere tutto ciò che solitamente rimane privato, non emerge sui campi di calcio. A scegliere l’attore è stato proprio Roberto Baggio, colpito sia dalla somiglianza sia dal fatto che Andrea si era avvicinato al buddismo, o almeno questo è ciò che crede lui: “C’è stata una coincidenza particolare, e anche per questo poi Roberto non ha avuto il minimo dubbio nei miei confronti: proprio nel periodo in cui il produttore mi ha chiamato, casualmente mi ero avvicinato al buddismo, un po’ per curiosità, perché tante persone vicine a me sono buddiste, come la mia agente, e un po’ perché era un momento in cui avevo bisogno di approcciarmi a qualcosa di diverso, di forte. E due settimane dopo mi chiedono se voglio interpretare Roberto Baggio, una delle massime bandiere buddiste nel mondo! Secondo la mia agente non è stata una coincidenza, ovviamente”.
In un’intervista concessa a Rolling Stones in occasione del debutto del film su Netflix, Arcangeli ha spiegato che gli è arrivata l’offerta di interpretare Baggio mentre stava lavorando alla prima stagione di Romulus. Il giovane attore è rimasto sorpreso perché fino a quel momento era sempre dovuto passare per provini e audizioni per ottenere un ruolo, mentre in quel caso è stato scelto senza che nemmeno sapesse dell’esistenza del progetto. Inizialmente esitante, Andrea ha colto l’occasione di interpretare questo film sul campione e oggi è contento di averlo fatto. In primo luogo perché è parte di un progetto che rimarrà nella storia, in parte perché ha avuto modo di conoscere Roberto e apprezzarne il carattere e la personalità. I due sono entrati molto in sintonia, proprio perché la pellicola è molto intimista. L’esperienza è stata talmente profonda da averlo colpito ed infatti ha dichiarato: “Il film diventa di dominio pubblico e una parte di me non lo vorrebbe, è stato un processo talmente lungo e complesso sia dal punto di vista fisico che psicologico. È stata un’esperienza “mia”, così intensa che vorrei nessuno potesse cambiarne la percezione che ho. Però è giusto, è anche un po’ il prezzo da pagare per vivere queste cose. Il film esce e posso condividere l’esperienza con altri, per cui magari è solo un valore aggiunto”.